Le dimensioni fondamentali dell'investimento razionale

La razionalità di un investimento si basa su regole e metodi positivi (presuppone una effettiva possibilità di misurare, interpretare e valutare quanto più oggettivamente possibile la realtà dei mercati e degli investimenti).

Normalmente in Italia le dimensioni fondamentali di un investimento vengono interpretate con tempo, rischio e rendimento. Il tempo è normalmente interpretato come una modalità di controllo del profilo rischio-rendimento dell’investimento.

Per esempio, la scelta degli investimenti a breve termine è dettata spesso non tanto dal dover disporre effettivamente del capitale ma dalla necessità di valutare e tenere sotto controllo il rischio.

Cosa significa rischio? Perdite sul capitale o possibilità di subire oscillazioni del capitale? Ma rischio non significa anche perdita di opportunità?

Le teorie quantitative dell’efficienza possono rappresentare una rivoluzione culturale e generare incalcolabili benefici sul piano sociale e personale.

I principi quantitativi possono essere sintetizzati in quattro regole fondamentali che definiscono il “frame” della razionalità degli investimenti

1) investire nel mercato

2) investire nel mercato efficiente

3) investire con modalità efficienti

4) investire in una prospettiva temporale

La prima regola fondamentale: investire nel mercato

L’alternativa fondamentale è: comprare “prodotti” o comprare “mercati”?

Quali sono i prodotti – titoli, fondi, SICAV, ETF, gestioni ecc. – che potranno generare un rendimento soddisfacente, senza peraltro rischiare troppo?

Le risposte tradizionali che possono essere date a questa domanda rischiano di deludere e frustare l’investitore, persino nel caso di un risultato positivo: non è forse vero che, per ogni scelta effettuata, esiste un’alternativa che si è dimostrata successivamente più profittevole? 

E poi, su quali basi individuare i migliori prodotti?

L’assunto è che i migliori prodotti sono quelli che hanno generato, ex post, i migliori rendimenti.

L’investitore è inondato di graduatorie di rendimenti passati e questo sembra l’unico approccio praticabile, anche se è manifestamente inficiato dal classico avvertimento, dovuto per legge: non vi è garanzia di ottenere in futuro gli stessi risultati.

Le teorie e le metodologie quantitative possono allora venire in soccorso con una regola fondamentale: investire nel mercato è razionale ed è competitivo rispetto alla modalità tradizionale.


La seconda regola fondamentale: investire nei mercati efficienti

L’alternativa fondamentale è: comprare mercati promettenti o comprare mercati efficienti.

Le scelte dei mercati spesso sono effettuate secondo una visione speculativa, cercando di individuare di volta in volta quelli che rappresentano le migliori prospettiva di crescita, quelli che sono ai minimi, quelli che sono semplicemente “l’ultimo grido della moda” o quelli che stanno realizzando performance stellari.

L’efficienza del mercato 

L’efficienza di un mercato è una qualità che si manifesta essenzialmente nel fatto che il prezzo dei titoli tende, dinamicamente, a coincidere con il proprio valore: ciò rappresenta, in ultima analisi, il vero e proprio antidoto alle attività fortemente speculative in quanto l’obiettivo che lo speculatore si propone è quello di realizzare extra-rendimenti dovuti proprio al disallineamento prezzo-valore.

L’investimento nei mercati efficienti è ragionevolmente sicuro 

La qualità di efficienza di un mercato è una caratteristica strettamente correlata a tre differenti stati, e cioè

1)   al grado della propria evoluzione

2)   al grado della forza e qualità della struttura economica produttiva sottostante e anche

3)   alla condizione di maturità democratica del contesto politico e civile.

Un mercato nascente è necessariamente caratterizzato da un alto grado di inefficienza in quanto manca tipicamente delle condizioni strutturali necessarie (capitalizzazione, efficienza delle negoziazioni, numero operatori), mentre in un mercato di sistema poco evoluto sotto il profilo politico e democratico può mancare la condizione di propagazione trasparente delle informazioni e di un’efficace attività dell’organo di controllo del mercato.

Il mercato azionario USA, uno dei più efficienti del mondo, esemplifica il possesso dei requisiti per l’efficienza: mercato finanziario evoluto, leadership e forza economica di rilievo, contesto politico saldamente civile e democratico. Al polo opposto, un mercato fortemente inefficiente è caratterizzato dall’ampiezza delle oscillazioni che forse può attrarre uno speculatore ma certamente non risulta desiderabile per un investitore orientato alla sicurezza.

Dunque la sicurezza di un investimento dipende sostanzialmente dal grado di efficienza del mercato di riferimento.

Ma sicurezza di un mercato sta a significare, per l’investitore quantitativo, anche un’altra cosa: la capacità potenziale del mercato di remunerare sistematicamente e proporzionalmente il grado di rischio assunto.

L’investimento nei mercati efficienti è sistematicamente remunerativo 

La remunerazione sistematica del rischio è una caratteristica tipica di un mercato in equilibrio e quindi efficiente.

Il rischio di mercato viene remunerato, per definizione, se il mercato è efficiente in quanto è coerente con il rendimento atteso dal mercato medesimo. La storia dei mercati finanziari efficienti è, difatti, caratterizzata da una relazione positiva tra rischio di mercato e rendimento realizzato: in altre parole, nei mercati efficienti si evidenzia un trend positivo di crescita che rispecchia la crescita economica sottostante; la componente speculativa è ridotta ed è contenuta in ambiti fisiologicamente normali. Al contrario, nei mercati inefficienti e quindi speculativi non vi è nessuna ragionevole aspettativa riguardo alla remunerazione del rischio in quanto, per definizione, non ha nessuna relazione con il mercato.

La terza regola fondamentale: investire con modalità efficienti

“Non mettere tutte le uova nello stesso paniere”. 

Lo slogan poggia sulle solide basi del buon senso in quanto l’investimento in un singolo mercato o titolo comporta la concertazione dei benefici e dei rischi nella singola scelta con forti possibilità di errore o di perdita di opportunità.

In genere i risparmiatori valutano i singoli titoli e/o mercati con le migliori prospettive e si attribuiscono le percentuali dell’investimento in maniera proporzionale al grado di fiducia con cui vengono fatte le previsioni, assegnando magari piccole percentuali a mercati e/o titoli altamente rischiosi per cogliere maggiori opportunità.

Ma nessuno può affermare di conoscere con certezza l’evoluzione futura degli investimenti.

Le strategie classiche di gestione basate su approcci previstivi (come, per esempio, il market timing ed il trading) generalmente falliscono nel loro intento di creare un significativo extrarendimento rispetto al mercato.

Il principio della diversificazione sembra quindi consentire il superamento dell’incertezza nelle scelte di investimento.

Investire con modalità efficienti è razionale 

Nel 1952 Markowitz si domandava se era possibile per gli investitori trovare un ideale bilanciamento tra rischio e rendimento, in modo da minimizzare il primo e massimizzare il secondo ed introduceva una terza dimensione: la correlazione tra i mercati.

Markowitz dimostrò che, per poter ridurre significativamente il rischio, era necessario comporre portafogli le cui singole componenti fossero correlate negativamente o, comunque, non altamente correlate, in altre parole, i singoli mercati dovevano essere caratterizzati da trend con oscillazioni tendenzialmente opposte o, comunque, diverse.

Questo principio consentì di superare l’istintiva abitudine di valutare il portafoglio in base alla semplice somma delle caratteristiche delle singole parti e di valutare il tutto in funzione del profilo rischio-rendimento che complessivamente scaturisce dall’interazione delle varie componenti.

Quando viene scelta un’auto, si valutano le prestazioni e i consumi e non ….i pistoni e l’albero di trasmissione, in quanto le caratteristiche dell’auto sono sostanzialmente espressione delle relazioni tra tutti i singoli pezzi!

Il tutto è molto di più della singola somma delle parti.

Pertanto si può affermare che le relazioni tra i mercati all’interno di un portafoglio sono più importanti dei singoli mercati in quanto ne definiscono proprio il profilo di rischio-rendimento.

La diversificazione che non tiene conto delle relazioni tra i mercati può risultare apparente e, quindi, non portare alcun beneficio sostanziale sul versante della riduzione del rischio.


La quarta regola fondamentale: investire in una prospettiva temporale

L’alternativa fondamentale è: “fattore rendimento” o “fattore tempo”?

Tradizionalmente, non si attribuisce al tempo nessun reale, significativo ruolo strategico nel processo di investimento in quanto si assume che la performance totale di un investimento sia funzione diretta della sommatoria delle performance che si costruiscono “giorno per giorno”, mediante le attività di trading e di market timing. In tale prospettiva quale ruolo strategico può mai avere il tempo?

Nessuno, giacchè le opportunità si colgono via via che si presentano, indipendentemente dall’orizzonte temporale dell’investimento.

L’investimento quantitativo è invece totalmente centrato sul fattore tempo, in quanto la performance totale è funzione del rischio di mercati efficienti, associato a un tempo ragionevole. In altri termini, il tempo rappresenta la variabile che governa l’intero processo di investimento in quanto all’aumentare dell’orizzonte temporale corrisponde l’opportunità di aumentare il grado di rischio di mercati efficienti al fine di ottenere un rendimento maggiore, proporzionale al rischio assunto.

La visione quantitativa, che potrebbe sintetizzarsi nel motto “timing the market”, è dunque opposta a quella speculativa anche e soprattutto per quanto riguarda l’interpretazione del ruolo del tempo all’interno del processo d’investimento. Più in particolare, il tempo è un fattore incrementale di sicurezza e di rendimento dell’investimento.

Non solo: l’assunzione di una prospettiva temporale consente la stima, la valutazione e il controllo dell’investimento stesso.

Il tempo come fattore incrementale di sicurezza e rendimento 

Il tempo, in genere, viene assunto come un’entità ingenerosa e tiranna.

Ma, nel caso dell’investimento quantitativo, il tempo può mostrarsi un alleato particolarmente prezioso e “servizievole”, soprattutto in rapporto alle frequenti turbolenze dei mercati.

Di fronte alle pesanti e imprevedibili correzioni dei mercati azionari l’investitore sente il potente impulso di “fare qualcosa”, così come gli operatori finanziari sentono la pesante responsabilità di dover ridurre al minimo le perdite.

Le scelte in queste condizioni hanno grande probabilità di rivelarsi inopportune e improduttive: spesso si esce dal mercato ai minimi della sua correzione per poi rientrare, in ritardo, sull’onda del recupero.

Talvolta i comportamenti possono ricordare quelli di un moscone impazzito che continua a battere sul vetro di una finestra, nel tentativo di fuggire dalla sua prigione.

Le indicazioni teoriche e metodologiche delle teorie quantitative vanno in tutt’altra direzione. Se l’investimento è stato costruito rispettando le regole (diversificare su mercati efficienti in una prospettiva temporale di respiro strategico), l’unica cosa da fare nei casi di turbativa è lasciare che il tempo gestisca per noi la situazione.